È opportuno a questo punto sottolineare che i Riti probabilmente sorsero molto tempo prima delle due processioni, come forma di pellegrinaggio ai cosiddetti impropriamente “Sepolcri”, perché sono invece gli altari della Reposizione, su cui si colloca il Santissimo Sacramento per l’ adorazione eucaristica. Uscendo a coppie, detta “poste”, i confratelli, dei numerosi sodalizi già sorti nel secolo XVI si recavano presso le chiese della Città Vecchia, per sostare in preghiera dinanzi all’altare e cedere poi il posto alla coppia successiva.
Questo pio esercizio penitenziale si svolgeva nel pomeriggio del Giovedì Santo, ma soprattutto nella mattinata del Venerdì Santo, sino al momento in cui si dava inizio nelle chiese alla funzione delle Tre ore di agonia del Signore.
La partecipazione di ogni Confraternita arrogava o rivendicando l’anzianità di fondazione o per il maggior numero degli iscritti o in virtù di privilegi emanati dall’autorità ecclesiastica.
Per questo motivo spesso si verificavano incresciosi episodi che suscitavano “scandalo” agli occhi dei devoti, come quello che accadde nel 1881 tra una posta della Confraternita del Carmine ed una del Rosario che non tenne conto del diritto di precedenza accordato al Carmine dal re Ferdinando IV di Borbone che con un Decreto sin dal 1777 aveva riconosciuto personalità giuridica al Carmine, nonché il diritto di precedenza nella visita ai Sepolcri.
Nonostante i contenziosi, rilevati dalle cronache e dai verbali del tempo, il pellegrinaggio ai Sepolcri continuò sino agli inizi del secolo scorso, durante il quale le disposizioni dell’Autorità ecclesiastica interruppero la tradizione, lasciando solo alla Confraternita del Carmine il privilegio del pellegrinaggio.
Nonostante i contenziosi, rilevati dalle cronache e dai verbali del tempo, il pellegrinaggio ai Sepolcri continuò sino agli inizi del secolo scorso, durante il quale le disposizioni dell’Autorità ecclesiastica interruppero la tradizione, lasciando solo alla Confraternita del Carmine il privilegio del pellegrinaggio.
Oggi infatti, la sera del Giovedì Santo vediamo nelle vie e nei vicoli della Città Vecchia e nelle vie centrali del borgo solo “le perdune”, come sono chiamate le poste del Carmine.
A questi antichi riti, che è stato giusto e opportuno ricordare, si aggiunsero successivamente le due processioni che oggi costituiscono il patrimonio più prezioso delle nostre tradizioni e sono l’espressione più marcata della devozione e della pietà del popolo tarantino.
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A questi antichi riti, che è stato giusto e opportuno ricordare, si aggiunsero successivamente le due processioni che oggi costituiscono il patrimonio più prezioso delle nostre tradizioni e sono l’espressione più marcata della devozione e della pietà del popolo tarantino.
- Testo tratto dall' intervento del prof. Antonio Liuzzi, Priore Confraternita dell' Addolorata, su "La Settimana Santa a Taranto", in occasione del Convegno "Settimana Santa in Andalusia, Sicilia, Puglia" tenutosi a Caltanissetta dal 7 al 9 marzo 2009.
- Foto a cura del dott. Francesco Stanzione (Taranto, 1 aprile 2010).
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